Bambole di Pezza: l’ intervista alla rock band tutta femminile che torna a far parlare di sè con il nuovo singolo feat. J-Ax

Le Bambole di pezza sono inarrestabili. Dopo aver concluso il tour estivo con l' apertura al concerto dei Sex Pistols e Editors, ora il nuovo singolo feat. J-Ax.

Il ritorno delle Bambole di Pezza non è stato certo un “gioco”. Lo si capisce immediatamente ascoltando il loro album “Dirty”, un disco confezionato con cura, in cui nulla è lasciato al caso.

Sonorità, arrangiamenti e testi si fondono in un’unica direzione: quella di lasciare il segno e “spaccare”.

Vederle esibirsi dal vivo durante il loro “Summer tour” in tutta Italia, raccogliendo un seguito crescente, e arrivare ad aprire i concerti di icone come i Sex Pistols e gli Editors non era affatto scontato.

Evidentemente non bastava. Pochi giorni fa, la band ha annunciato l’uscita del nuovo singolo “Cresciuti male”, con la collaborazione di J-Ax.

Bambole di Pezza feat. J-AX – Cresciuti Male (Official Video)

Sono stato ad un loro concerto e nel backstage abbiamo scambiato un pò di parole: ecco l’ intervista alle Bambole di Pezza tutta da leggere.

Morgana, grazie per avermi concesso questa intervista. Sono davvero felice di essere qui con voi perché la rivista The Rock Show è nota per raccontare storie attraverso le sue interviste, e voi avete una storia importante da condividere.

Le Bambole di Pezza sono nate nei primi anni 2000. Avete pubblicato due album e poi, diciamo così, vi siete fermate. Ora avete ripreso questo percorso con un exploit incredibile. Vi seguo e sono testimone di ciò che sta accadendo, ma facciamo un passo indietro.

Puoi raccontarmi com’è nato questo progetto? Le Bambole di Pezza sono nate da te e da Dani, giusto?

Morgana: Hai interpellato la persona giusta, perché sì, l’idea iniziale è stata proprio mia. Avevo il desiderio di formare una band femminile. A dire il vero, cosa che forse non ho mai rivelato prima, inizialmente avevo un’altra band femminile chiamata “Le Streghe”, fondata da me e mia sorella.

Quella prima esperienza era davvero acerba. In seguito, ho coinvolto inizialmente la batterista, poi una cantante che è cambiata successivamente.

Pian piano ho iniziato a reclutare gli altri elementi. Abbiamo cominciato a fare le prime esibizioni, molto rudimentali, suonando negli oratori e sotto casa, insomma, quelle situazioni.

Ci è voluto un po’ di tempo, abbiamo cambiato qualche cantante e qualche elemento.

Poi abbiamo iniziato a prendere una certa forma. È stato in quel momento che cercavamo una seconda chitarra e ho conosciuto Dani, che si è unita volentieri alla band.

Dopo il suo arrivo si è formata la formazione con cui abbiamo realizzato i primi due album. Beh, in realtà nel secondo è cambiata la cantante. Non è facile tenere insieme le donne, questa è la storia di quanto sia difficile.

In generale è difficile tenere insieme una band, perché ci sono varie personalità, quindi è molto complesso. Torniamo al primo album, con il primo singolo “Le streghe”, che vi ha permesso di farvi conoscere maggiormente e ha avuto più risonanza.

Morgana: Sì, è stato inserito anche in una compilation di “Rock Sound” una rivista di quegli anni. Aveva avuto un gran successo. A quei tempi era molto diffuso, lo vendevano in edicola con il CD, e quindi tantissima gente ci diceva di averci conosciuto grazie a quel CD. Comunque era andato molto bene perché avevamo venduto 10.000 copie all’epoca, che era un ottimo risultato.

Successivamente è iniziato anche un tour, avevate fatto un sacco di concerti che vi ha permesso di pensare di andare avanti e fare un secondo album.

Morgana: Esatto.

Ora sono curioso di sapere cosa è accaduto dopo i primi due album. Perché le Bambole di Pezza si sono fermate?

Morgana: Abbiamo continuato per una buona decina d’anni. Purtroppo, in Italia non è semplice. Il nostro paese ti mette davvero a durissima prova. Devi avere un altro lavoro per sopravvivere, poi vai a fare i concerti nei weekend. Ti spacchi perché fai chilometrate, magari una Milano-Roma-Napoli-Milano. Dopo il lavoro settimanale non hai una vita privata; anche se hai un fidanzato, non riesci mai a vederlo. È molto faticoso.

Per un periodo siamo andate bene, abbiamo tenuto duro, ma a un certo punto abbiamo iniziato a sentire il peso di tutta la fatica. In realtà non ci siamo mai sciolte ufficialmente, abbiamo solo rallentato. 

C’è anche da dire che a livello di mercato, in quel periodo, iniziò ad arrivare la trap che ha un po’ soppiantato, ahimè, tutto il genere rock.

Anche a livello di locali non c’era più la possibilità di suonare. Se agli inizi del 2000 c’era una scena fortissima, con il punk rock e tutti quei generi molto in voga, dopo un po’ la scena stessa aveva iniziato a perdere colpi. Forse avremmo potuto fare un salto di qualità, invece è cambiato tutto.

Tutto questo fino alla pandemia, quando un giorno ho chiamato Dani e le ho detto: “Rimettiamo su la band”. Da lì ci siamo messe a cercare altre componenti e le abbiamo trovate.

Foto. Manuel Rinaldi

Devo dire che il vostro percorso, da quando avete deciso di cambiare la formazione della band e di riformarvi, ha subito un notevole cambiamento. Arriva questo singolo nel 2022 e successivamente l’album. Ho ascoltato quel disco e devo dire che quello che mi ha colpito immediatamente è il sound. Quel disco suona da paura. Ho notato anche una grande maturità compositiva negli arrangiamenti. È un disco molto diverso da tutto il passato delle Bambole di Pezza e molto probabilmente anche più proiettato verso il mainstream.

Morgana: Dichiaratamente sì, più mainstream.

Parlando invece del singolo “Favole (mi hai rotto il caxxo)”, che è diventato la colonna sonora di tante persone, mi dici come è nata l’idea di quel brano?

Morgana: Ah, allora passo il microfono a Cleo, che è l’artefice di quel pezzo.

Cleo: “Favole (mi hai rotto il caxxo)” è nata praticamente il giorno dopo che Morgana mi ha chiesto di entrare nella band. Mi ha proposto di fare una prova con le Bambole di Pezza e io avevo già scritto il ritornello di quel brano. La strofa, invece, l’avevo pensata un po’ prima, ancor prima che lei mi contattasse.

L’ispirazione è venuta dal desiderio di mettere in musica tutto quello che ho detto al mio ex quando l’ho lasciato. Avevo la sensazione che quella canzone sarebbe diventata virale. Immagina ora il mio ex che se la sente ogni volta che apre Instagram!

Penso che si capisca chiaramente che è una canzone che parla di un ex. Ad esempio, la frase sull’ autotune l’ho proprio detta a lui: “Fingo quasi quanto l’ autotune degli amici tuoi”. 

Quindi è una storia vera?

Cleo: Assolutamente sì. È stata una relazione orribile, fatta di maltrattamenti psicologici davvero pesanti. Quando l’ho lasciato, gli ho detto proprio: “Tu mi hai rotto il cazzo!”

Bambole di Pezza – Favole (mi hai rotto il caxxo)

E da lì cosa è successo?

Cleo: Ho sentito il bisogno di liberarmi di tutto quello che avevo dentro. Ho messo in musica tutto ciò che gli avevo detto.

All’inizio della canzone dico “Mi hai detto mille cose ma non le ricordo”, perché le sue parole non avevano importanza. “Ti direi che mi dispiace, ma non ho rimorso”. Nel senso, no, non ti devo chiedere scusa di niente, è stata tutta colpa tua e non ho problemi a dirlo.

Quindi sì, praticamente è una canzone che gli dice addio, gli chiede di levarsi dalle balle, di lasciarmi vivere la mia vita e di non farsi vedere mai più. Mi sono pentita di ogni secondo che ho passato con lui, e questo è quanto.

È nata così, ma alla fine è una situazione in cui chiunque si può riconoscere. Al di là della relazione sentimentale, “mi hai rotto il cazzo” è un’ affermazione che può rivolgere a chiunque, anche in una discussione con un’altra persona, no?

Cleo: Sì, certo. Però diciamo che l’intento principale per me era quello.

Ascoltandola, si capisce che alla base c’è una relazione amorosa. Infatti, la maggior parte delle persone che la sentono propria, dicono di dedicarla a un ex che è stato abusivo, un ex che ha trattato male lui o lei, insomma.

Quando è uscito questo singolo, era un modo per rientrare nella scena o sapevate già che avreste fatto un album? Mi racconti questo passaggio?

Cleo: Assolutamente, l’intento fin dall’inizio era di partire col botto e cercare di mantenerlo.

Abbiamo sempre pensato in grande, perché se non lo fai, non lavorerai in funzione di raggiungere quell’ obiettivo. Tutto quello che fai, lo fai guardando dritto alla meta.

Può sembrare assurdo dire “Io fra cinque anni voglio fare gli stadi”, che può essere un obiettivo folle, ma l’importante è lavorare per un obiettivo più grande di te.

Se ci pensiamo, in un anno e mezzo siamo cresciute tantissimo proprio perché avevamo quell’obiettivo.

Se non l’avessimo avuto, probabilmente non avremmo lavorato così tanto.

Parlando prima con Morgana, le dicevo che ho ascoltato molto attentamente il vostro album e ho trovato un grande prodotto. Tutto suona da paura e non sembra un disco “italiano”. Vorrei chiederti chi ha curato la produzione?

Cleo: Il produttore e arrangiatore è Andrea Tripoldi, in arte “Trix”. Lui lavora in Inghilterra, quindi forse è per questo che sente questo suono molto “internazionale”.

È un disco completo in ogni sua parte, sia negli arrangiamenti che nella composizione. C’è una maturità importante; è un disco che si sente che è stato fatto per creare qualcosa di veramente figo. 

Cleo: Ti ringrazio.

Bambole di Pezza – Io non sono come te

Ci tenevo a capirci di più su questo aspetto. Mi piace andare più in profondità e capire cosa succede, per far capire poi a chi legge che cosa ci sta dietro a un progetto discografico. Perché la gente non lo sa, pensa che uno faccia un disco, metta insieme due cazzate, registri qualcosa e lo butta online, ma non è affatto così.

Dani: Io sono molto affezionata agli album. È un po’ anacronistico, perché adesso la fruizione della musica è molto incentrata sui singoli.

Spesso capita che ti piaccia un singolo, ma quando ascolti l’album intero, il più delle volte delude.

Non c’è più lo storytelling, la forza di un album come percorso di una band. Io e Morgana ci teniamo molto a questo aspetto.

Tant’è vero che prima del nostro stop, il cruccio era dare spazio al terzo disco.

Ci siamo ancorate a questa idea, ma per una serie di ragioni, le “sabbie mobili della vita”, non si è concretizzata. Finalmente, con questa nuova formazione, il disco ha preso forma naturalmente come esigenza espressiva.

Volevamo avere colori diversi sulla nostra tavolozza sonora. Io e Morgana siamo figlie degli anni ’90 a livello di gusto e influenza.

Qualcuno dice che ormai gli anni ’90 sono revival, ma l’influenza si sente. Anche perchè a un certo punto, nel rock’n’roll, la nostra attitudine deve emergere.

Quindi c’è questa influenza anni ’90 nella sonorità, controbilanciata dall’inserimento di elementi come i synth e una cura particolare della base sonora.

L’armonia del pezzo, la cura maniacale di Cleo nelle armonie vocali – le terze e le quinte – sono impressionanti. 

In “Dirty”, quali sono stati, se ci sono stati, i riferimenti sonori da cui avete attinto ?

Dani: Sai, questo disco non è stato ragionato a tavolino.

È stato un flusso di coscienze, di stili e personalità differenti che si sono uniti.

Sicuramente ciò che detta molto lo stile di questo disco è la voce di Cleo, che riesce ad avere una sfaccettatura di colori impressionante ed è molto versatile.

Quella personalità vocale è stata poi arricchita dagli altri strumenti. Adoro andare a vedere Cleo quando registra, mi viene sempre la pelle d’oca.

Lo stesso vale per la batteria di Fede o le linee di basso. Io mi emozioni sempre.

Purtroppo, sono troppo autocritica nei miei confronti e non mi piace mai quello che faccio, ma quando sento gli altri mi emoziono tantissimo.

Ora finirete questo tour estivo. Immagino che, visto il successo, ci sia uno step successivo e magari un tour invernale. Puoi anticiparmi qualcosa?

Dani: In realtà, stiamo lavorando sul nuovo album futuro.

Alcune uscite, come “Stuntman” e “Zenzero”, faranno parte del nuovo disco.

Per quanto riguarda il tour invernale, sicuramente ci saranno delle date nei locali indoor; ci stiamo lavorando.

Bambole di Pezza – ZenZero (Official Video)

Seguendo questo ritorno così prepotente delle Bambole di Pezza, noto che il vostro pubblico vi segue sia per la musica, sia per voi come persone. Questo è positivo, significa che si identificano in voi. Probabilmente è dovuto al fatto che funzionate bene tutte insieme. Cosa ne pensi?

Dani: Per noi è fondamentale.

Siamo musicisti, ma soprattutto artisti. Gli artisti hanno un messaggio; se fanno arte è perché c’è un bisogno espressivo di salire sul palco e suonare per qualcuno.

Ognuno di noi ha il suo “fuoco sacro” che brucia dentro per una ragione: la voglia di riscatto, di dimostrare ad altre ragazze che ce la si può fare, di incoraggiare chiunque stia affrontando un momento difficile e abbia bisogno di sfogarsi con della musica più scatenata.

Siamo felici quando i nostri messaggi arrivano a destinazione, quando le persone rimangono dopo il concerto per salutarci al merchandise o fare una foto.

Queste dimostrazioni di affetto ci fanno sentire vive e ci spronano ad andare avanti.

Oggi sembra che l’ ascolto della musica dal vivo abbia avuto una crescita esponenziale rispetto agli ultimi anni. Questo è sicuramente una boccata d’aria fresca per i musicisti, in un paese ancora molto chiuso nei confronti di alcuni generi musicali e nel fruire musica “originale”. Tu come la vedi ?

Dani: È importante coltivare una cultura in cui le persone scelgano di andare a un concerto per vedere una band, magari sconosciuta, invece di andare in discoteca o bere “chupiti” in un locale.

Per supportare questo, ci devono essere infrastrutture e locali adeguati.

Bisogna incentivare questa tendenza, perché da sola fatica ad andare avanti.

Purtroppo, negli ultimi tempi hanno chiuso tanti locali storici che proponevano esclusivamente musica dal vivo.

Spero che le nuove generazioni riescano a staccarsi dallo smartphone e decidano di uscire per andare a un concerto, supportando le realtà musicali italiane.

Che consiglio o suggerimento daresti oggi ai giovani che vogliono approcciarsi al mondo della musica e sognano di farlo diventare il loro lavoro?

Dani: Oddio, farlo come lavoro è veramente un grande passo.

Per riuscirci, devi imbroccare una serie di situazioni fortunate. Ma la cosa fondamentale che fa la differenza è l’azione.

Registra pezzi, pensa a pubblicarli, organizza dei live per portare avanti la tua musica.

Cura la tua community, anche sui social.

La differenza fondamentale tra chi fa e chi non fa è importante nella musica come in qualsiasi ambito della vita.

È facile lamentarsi che le cose non vanno, ma se non fai nulla e non provi a cambiarle, non succederà mai niente. Devi sporcarti le mani.

Ti faccio l’ esempio delle Bambole di Pezza oggi: non c’è nessun deus ex machina che fa le cose per noi.

Siamo le prime a caricarci il furgone per andare in tour, le prime ad andare a fare le prove, le prime a buttare giù dei demo, le prime veramente a farci il culo su tutto questo.

Organizziamo i servizi fotografici con l’autoscatto in sala prove con un telo, ad esempio.

Curiamo noi il nostro social network. Lo spirito della musica è comunque essere degli imprenditori.

In una band ci deve sempre essere il capitano che guida la nave.

Quindi dico, se avete una band, nominate il vostro capitano che ha le idee chiare su dove andare e spinge gli altri a seguire lo stesso obiettivo.

Al tempo stesso, fate le cose insieme perché insieme siete l’equipaggio.

Una nave naviga grazie al capitano, ma anche grazie a tutta la ciurma.

Siamo quasi arrivati alla fine ma ho ancora un’ ultima domanda per voi che è quella che utilizzo solitamente per chiudere le interviste.Immaginatevi in un’immensa stanza della musica in cui potete trovare tutti i dischi pubblicati al mondo, però potete scegliere solo tre album. Quali album scegliete ?

Dani: Ce ne sono davvero tanti che per me sono proprio dei capisaldi però, così d’ istinto ti dico: “Bleach” dei Nirvana, “The Downward Spiral” dei Nine Inch Nails e “Mellon Collie and the Infinite Sadness” degli Smashing Pumpkins.

Kaj: “The People United Will Never be Defeated” di Frederick Rzewski, “Doolittle” dei Pixies, “Tabula Rasa” dei CSI.

Xina: “Californication” dei Red Hot Chili Pepper’s, “Blues for the red sun” dei Kyuss e “White Album” dei Beatles.

Cleo: “Thriller” di Michael Jackson, qualsiasi cosa dei Motley Crue e degli Slipknot.

Morgana: “Surfer Rosa” dei Pixies, “Pink Moon” di Nick Drake e “Appetite for Destructions” dei Guns ’n Roses. 

Grazie ragazze, ci vediamo presto!

Grazie a te !

Le Bambole di pezza sono:

  • Martina Cleo Ungarelli: Voce
  • Morgana X: Chitarra solista
  • Dani Piccirillo: Chitarra ritmica, cori
  • Federica Xina Rossi: batteria
  • Caterina Kaj Dolci: basso

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