
La visione VHS firmata Marco Panichella accompagna il brano estratto da “questo amore mortale PIÙ”, il nuovo album deluxe della cantautrice milanese.
Un viaggio nella memoria emotiva dell’Est.
Dada Sutra torna con il videoclip di “Berlino Est”, brano estratto dalla sua ultima opera “questo amore mortale PIÙ”, riedizione ampliata e ancora più radicale del suo debutto discografico. Il video, diretto da Marco Panichella, è un esperimento visivo girato interamente in VHS, che trasuda estetica low-fi, saturazione cromatica e nostalgia tagliente come un neon rotto.
Il videoclip è un piccolo cortocircuito temporale: immagini sporche, incollate tra loro da un montaggio frenetico e manipolate come in un collage dadaista. L’intenzione è chiara: una Berlino pre-caduta del Muro, attraversata da silhouette solitarie e simboliche, metafore vive del fermento culturale che oggi si ritrova spaesato, disilluso, forse addomesticato.
Una danza post-industriale tra speranza e apatia, tra i sogni di rivoluzione e la realtà dell’omologazione.
“Una ballata elettronica su Berlino, e sui muri invisibili che ci portiamo dentro”.
Così la descrive Dada Sutra stessa: “Il brano è una ballata elettronica su Berlino, sul Muro e sui muri invisibili che ci dividono anche se quello è crollato. Ho dovuto perdere un’amica per scrivere questa canzone, però ho vinto delle chitarre fantastiche suonate da Silvia Cignoli”.
Un racconto crudo e poetico, che si nutre di dolore, di separazione, ma anche di strumenti che fanno vibrare le fondamenta emotive del pezzo. La voce di Dada Sutra si muove tra synth ipnotici, delay malati e un’atmosfera da fine del mondo vissuta in una camera da letto troppo piccola.
L’album “questo amore mortale”, pubblicato originariamente nel 2024, era già un oggetto misterioso: un collage di brani attraversati da spiritualità tribale, elettronica rituale e liriche dense come poesia mistica. Con questa versione “PIÙ”, l’opera si completa: nuovi brani, versioni alternative, tracce che in precedenza erano rimaste fuori.
Il risultato? Un disco distorto, disturbante, inclassificabile. Una liturgia urbana dal tono solenne e dallo sguardo visionario.

Chi è Dada Sutra?
Nome d’arte di Caterina Dolci, milanese con radici sradicate, Dada Sutra è cresciuta tra i Navigli e le ombre delle Colonne di San Lorenzo. La sua biografia è già un manifesto:
“Come Kama Sutra, ma Dada. Sono cresciuta a Milano, da una famiglia di origini varie e sradicate, tra i Navigli e quell’angolo di Parco Ravizza dove la fila per il Pane Quotidiano passa davanti agli edifici nuovi scintillanti della Bocconi. Da ragazzina ho avuto un momento di gloria quando una mia foto è stata pubblicata su ‘Il Giornale’ per rappresentare «il degrado di Colonne di San Lorenzo» – passavo lì tutti i pomeriggi ad ascoltare gli Ska-P e le Porno Riviste. Ora vivo in un sottotetto ammuffito con i miei bassi, le mie tastiere e due gatte con nomi e cognomi che nessuno riesce a ricordare, e nei giorni in cui non sono né troppo sognante, né troppo incazzata, ma la giusta via di mezzo tra le due, scrivo canzoni”.
Dalle scuole di yoga ai sotterranei delle gallerie d’arte, ha portato in giro le sue canzoni tra Laurie Anderson e PJ Harvey, mescolando il post-punk con visioni oniriche. Il suo primo EP in inglese l’ha messa sulla mappa nel 2022; il debutto in italiano, arriva con “questo amore mortale” nel 2024. Il singolo “DIVA” ha vinto il concorso Onda Rosa Indipendente e ha raggiunto la semifinale di Musicultura 2024.
“questo amore mortale PIÙ” è la versione deluxe, “addizionata” dell’album, fuori dal 24 aprile.
